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I frutti dimenticati

Come evidenzia il termine scientifico, riferito ai fichi in generale, tale pianta dovrebbe essere originaria della Caria, regione del sud-ovest dell’ Anatolia, attuale Turchia, a ridosso della fascia costiera sull’Egeo che era stata interessata al fenomeno della prima  colonizzazione ellenica nel  X sec. a.C., da parte degli eoli al nord, dei Ioni al centro e dei dori al sud.
I cari con il passare del tempo furono influenzati dalla civiltà greca tanto che sulla loro costa, Alicarnasso divenne una città greca a tutti gli effetti, che diede i natali fra gli altri a due storici ellenici : Erodoto e Dionigi di Alicarnasso appunto.
I frutti del fico  furono tra i pochi frutti   utilizzati nell’antichità  assieme all’uva, mele, pere , sorbe, mele cotogne, melegrane, susine, mandorle, cocomeri e pochi altri.
Probabilmente si arrivò naturalmente e casualmente al fico come lo conosciamo oggi, partendo dal caprifico ossia il fico selvatico, indispensabile anche oggigiorno per l’impollinazione di alcune varietà di fico.
Omero lo menziona alcune volte nell’Iliade in riferimento al fatto che un caprifico era posto nei pressi delle porte Scee , il luogo più studiato dagli achei in quanto appariva loro come poco difendibile  o dove le difese erano più deboli per cui spesso attaccavano  le posizioni troiane proprio a ridosso del caprifico, indicato anche appetibile alle capre che amavano brucarlo.
Presto tale pianta, dopo la domesticazione,  divenne la più diffusa in tutto il Mediterraneo o almeno diffusa quanto l’ulivo che però era  ritenuto sacro alla dea Atena e nello stesso tempo senz’altro più indispensabile per via dell’uso che se ne faceva in cucina e non solo.
Bisogna però ricordare che i fichi erano molto usati , sia come frutta fresca che come frutta da conservare dopo l’essicazione, per l’inverno, quando diventavano  molto importanti per integrare l’alimentazione che di solito era scarsa di zuccheri.
Presso i greci i fichi erano preziosissimi specialmente per gli atleti che si preparavano alle competizioni sportive integrando la loro alimentazione con i fichi appunto.
Per gli atleti che si preparavano alle Olimpiadi nella dieta non mancavano mai i fichi, freschi e secchi, ma ad essi aggiungevano il miele.
Dall’antichità fino alla metà del 900  l’albero del fico fu coltivato  in tutti i paesi del Mediterraneo e rappresentò  nei momenti di difficoltà alimentari, l’ancora di salvezza per le famiglie bisognose che erano la maggioranza.
Fra pochi anni  si consumeranno  i ricordi sul passato di cui abbiamo parlato in quanto non ci saranno più coloro che sono nati poco prima o poco dopo la seconda guerra mondiale che rappresentarono  periodi di grandi difficoltà  economiche rispettivamente nell’Italia fascista, quando fu interdetta la possibilità di emigrare e nell’Italia del dopoguerra quando difficoltà maggiori erano state create dalla guerra.
In questi periodi il pane si preparava mescolando alla farina di grano, anche farina di lenticchia, di ceci, addirittura di ghiande, di conseguenza bisognava ricorrere ad altro per sopravvivere.
Ed i fichi rappresentavano una risorsa preziosissima, per cui si cercava di variare le varietà che  potessero soddisfare le esigenze della gente per un periodo il più  lungo possibile, andando alla ricerca di piante bifare ossia che producessero due volte all’anno, con una prima generazione di fioroni e poi con una seconda di forniti e qualora fosse necessario  piantavano delle varietà capaci di produrre anche solo una volta all’anno ed in questo caso  i frutti venivano denominati forniti, però la scelta ricadeva sulle varietà più tardive
E questo era il caso dei fichi Catalani o Natalini
La denominazione di catalani  si usa per tale varietà, dalla Locride meridionale, a partire da Brancaleone, fino oltre Guardavalle nella provincia di Catanzaro, mentre quella di Natalini  è presente nella Bovesia.
 Da un’indagine effettuata non esiste nella penisola iberica una varietà di fichi simili a quelli che in    Calabria sono denominati catalani, semmai esiste proprio in un’area della   Catalogna, una varietà di caprifico che produce fichi piccoli e neri come quelli in questione, solo che sono poco gradevoli.
A Bova gli stessi frutti sono denominati natalini in quanto, talvolta riescono a resistere fino ala fine di novembre, a ridosso quindi del mese di Natale.
Pertanto   essi sono tardivi e cominciano a produrre solo forniti, a partire dal mese di agosto, fino alla fine di ottobre.
Essi sono piccoli, nerissimi, dalla polpa rossastra dolce e delicata.
Essi venivano essiccati e servivano per abbellire le stecche dei fichi con una loro fila al centro.